Ricostruzione dell’Ucraina, il microcredito come alternativa per sostenere le imprese danneggiate dalla guerra


Per ripartire, il paese ha bisogno di tornare ad affidarsi proprio a quel settore che costituiva l’80 percento del mercato del lavoro prima della guerra e che oggi è in grave carenza di personale e di fondi. VisionFund ha deciso di investire 12 milioni di dollari in tre anni per erogare 3.500 prestiti e creare oltre 8mila posti di lavoro

Alla Ukraine Recovery Conference tenutasi a Roma il 10 e l’11 luglio scorsi, al di là di enti governativi di molti stati, di organizzazioni transnazionali e istituzioni, hanno trovato spazio molte esperienze sul campo che lavorano da tempo per la ricostruzione del paese devastato dalla guerra.

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Divisi in quattro tavoli tematici: Business Dimension; Human Dimension; Local and Regional Dimension; Eu Dimension, rappresentanti di tante realtà si sono incontrati nel corso della due giorni e hanno affrontato varie tematiche.

Una delle questioni cruciali discusse, è stata la pessima situazione in cui versano le micro, piccole e medie imprese. Per ripartire, l’Ucraina ha bisogno di tornare ad affidarsi proprio a quel settore che costituiva l’80 percento del mercato del lavoro prima della guerra e che adesso vive una fase drammatica contrassegnata da carenza di personale – con gli uomini impegnati al fronte e le donne che devono pensare a famiglia e a figli – e un sostanziale crollo delle capacità di auto-finanziamento degli imprenditori o di accesso al credito.

«Il 73 per cento delle micro e piccole-medie imprese (Mpmi) – spiega Wesley Jordan, Amministratore delegato di VisionFund Ucraina, l’emanazione per il microcredito in contesti di emergenza di World Vision, relatore al panel Business Dimension – ha subito gravissime perdite a causa della guerra. Le Mpmi rappresentano il 99 per cento delle imprese e generano poco meno dell’80 percento dell’occupazione in Ucraina. I tassi di interesse proibitivo con condizioni non trasparenti, l’enorme richiesta di garanzie collaterali e le procedure burocratiche, scoraggiano le imprese dal ricorrere ai prestiti bancari tradizionali. Questa è una terribile beffa perché secondo i nostri calcoli al 24 percento delle Mpmi basterebbero finanziamenti inferiori a 30.000 dollari».

VisionFund, ha portato a Roma l’esperienza di anni di radicamento in Ucraina come impresa sociale che punta a fornire microcredito e accesso ai finanziamenti agli imprenditori ucraini. In particolare si è concentrata sui settori più vulnerabili: donne e giovani che, costretti dalla guerra a fuggire, hanno perso tutto e vivono dislocati in altre aree rispetto a quelle di origine.

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«La nostra sede legale è a Kiev – prosegue Jordan – ma opera con un processo di credito digitale che consente di presentare domande da tutto il paese. Agenti di vendita e consulenti in diverse regioni dell’Ucraina hanno costruito una rete di fiducia e interagiscono con i clienti attraverso visite in loco». Per l’Ucraina, VisionFund ha messo in campo un investimento di 12 milioni di dollari in tre anni e punta a erogare 3.500 prestiti e creare un impatto di oltre 8.000 posti di lavoro oltre alla possibilità di attrarre finanziamenti da donatori e privati.

«La combinazione dell’intervento della nostra Ong madre (World Vision) che sta investendo in formazione, alfabetizzazione finanziaria e sviluppo aziendale e il nostro approccio che punta a fornire accesso alla finanza e un graduale rientro nel mercato del lavoro, sta avendo successo. Noi prima formiamo e poi proponiamo a microimprenditori prestiti fino a 10.000 dollari con durata media di 12-18 mesi, o alle piccole imprese con prestiti fino a 30.000 dollari con durata massima di 24 mesi», dice Jordan.

«In questo modo – aggiunge – diamo opportunità agli ucraini sfollati e agli imprenditori in difficoltà di ripristinare i propri mezzi e costruire attività sostenibili. Anche alla Conferenza di Roma abbiamo avuto modo di presentare il nostro modello e di ricevere molto interesse e sviluppare nuove partnership. È ovvio che per far ripartire un paese ridotto in macerie è necessario il sostegno di stati, organizzazioni transnazionali e macro-progetti, ma per ridare anima a un paese che è a pezzi è fondamentale ripartire dagli individui e ridare fiducia e speranza».

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