TREVISO – L’intesa raggiunta tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e la presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, che prevede l’applicazione di dazi del 15% su alcuni prodotti europei, non può essere considerata soddisfacente. La misura, infatti, rischia di avere un impatto estremamente pesante sull’export italiano e trevigiano, in un momento già critico a causa dell’apprezzamento degli ultimi mesi dell’euro sul dollaro di quasi il 15%. «L’accordo sui dazi penalizza in modo sproporzionato il nostro tessuto produttivo – dichiara Gianpaolo Stocco, presidente della Cna territoriale di Treviso –. L’Italia è tra i principali esportatori verso gli Stati Uniti e qualsiasi innalzamento delle barriere commerciali colpisce in primo luogo le piccole imprese, che rappresentano l’ossatura del sistema economico veneto e trevigiano».
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I numeri
Le esportazioni italiane dirette verso gli Usa ammontano a circa 67 miliardi di euro, a cui si aggiungono altri 40 miliardi di flussi indiretti, in larga parte costituiti da beni intermedi nei settori della meccanica e della moda, comparti in cui la presenza delle micro e piccole imprese è particolarmente rilevante. Per il trevigiano l’export diretto verso gli Stati Uniti vale 1,3 miliardi di euro l’anno, pari all’8,5% di tutto l’export provinciale. Nel primo trimestre 2025 le esportazioni negli Usa hanno superato i 308 milioni (308.343.000 di euro). I settori di maggiori esportazioni sono vere e proprie eccellenze del Made in Treviso. Partendo dal settore delle bevande, con vino e Prosecco Doc e Docg, che da solo vale 310 milioni di euro. Al secondo posto i macchinari industriali (250 milioni), al terzo i mobili (175 milioni). A seguire articoli sportivi (80 milioni) ed elettrodomestici (poco sotto gli 80 milioni). Un flusso commerciale cruciale per le imprese trevigiane, che rischia ora di subire un duro contraccolpo.
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L’impatto
«Dietro quel 15% si nasconde un impatto reale ben più gravoso – prosegue Stocco – che potrebbe superare i 200 milioni per le Pmi trevigiane. I dazi rappresentano una misura ingiusta che non solo ostacola la competitività del Made in Italy, ma rischia di danneggiare anche l’economia americana, alimentando tensioni e incertezza». La Cna ribadisce la necessità di attivare al più presto misure di sostegno e compensazione per le imprese colpite, e chiede la riattivazione immediata del tavolo sull’export a Palazzo Chigi per definire strumenti concreti a favore dell’internazionalizzazione. Lo scudo contro i dazi del valore di 25 miliardi di euro di aiuti, annunciato dal Governo Meloni in primavera, composto da 14 miliardi di fondi Pnrr e 11 miliardi tratti dal fondo di coesione, rimane ancora una misura su cui non vi sono certezze.
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Gli artigiani
L’accordo siglato con l’amministrazione statunitense di fatto triplica le imposte sulle esportazioni tra l’Europa e gli States. Uno scenario che chiude tutte le ipotesi fatte negli ultimi mesi, guidate dalla domanda cardine “che cosa succederà?”, e che mette però in allarme tutta una serie di categorie economiche, soprattutto quelle che fanno dell’export dei prodotti un loro punto di forza. L’allarme, oltre alla Cna, è stato lanciato anche dalla Confartigianato: «L’accordo mette fine all’incertezza ma non sarà indolore – ammonisce Armando Sartori, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana – Servono misure efficaci e urgenti perché se calano gli ordini dagli Usa bisogna evitare che si fermino i laboratori. L’Ue e l’Italia si concentrino su politiche industriali per aumentare la competitività delle aziende. A cominciare dalle indispensabili misure per il contenimento dei costi energetici: basti pensare che le imprese italiane pagano l’energia il 28% in più rispetto alla media europea, anche a causa di un’eccessiva tassazione in bolletta. Ma serve anche favorire la piena inclusione del sistema delle piccole imprese nelle politiche di bilancio comune europeo, anche queste non prive di ombre all’orizzonte».
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