Gli Usa sono il quinto mercato di esportazione per le aziende piacentine, dopo Germania, Francia, Cina e Spagna. Però, dal 2020, le nostre imprese, in particolare quelle della meccanica (+73% di fatturato), e più in piccolo quelle dell’alimentare (+14%), stanno registrando un boom di export verso il Paese a stelle e strisce, ora messo a dura prova dai dazi al 15% verso i prodotti europei.
Confindustria Piacenza, tramite il suo centro studi (guidato da Giulia Silva) ha presentato la consueta indagine congiunturale che confronta il primo semestre del 2025 con il primo semestre del 2024. Basandosi su un campione di aziende locali (4 miliardi di euro di fatturato e 8mila addetti) si misura la situazione economica locale.
In questo periodo il fatturato piacentino del settore manifatturiero è aumentato dell’1,2%, come ha rendicontato la stessa Giulia Silva, nella sede dell’associazione degli industriali. «Sono andati bene i materiali edili (+2,3%), male, invece, la meccanica con -0,77%».
Per quanto riguarda la manifattura, cresce il fatturato interno – «diversamente dalla tradizione» – e non cresce molto quello esterno, verso l’estero. Stessa analisi per il settore agroalimentare. «Le aziende stanno avendo problemi sui mercati esteri a causa della situazione geopolitica», è il commento di Silva.
Sul fronte occupazione la crescita è solo dello 0,05%. «Una situazione di stabilità, che non giudichiamo preoccupante, dopo quattro anni di segni esclusivamente positivi. Veniamo da un ciclo molto positivo».
L’indagine congiunturale prova a prevedere anche l’andamento dei prossimi sei mesi. «Le stime degli imprenditori sono ancora positive: il 37% pensa di avere un fatturato migliore nella seconda parte dell’anno, il 15% no. Il resto pensa che non ci siano novità particolari». Sull’occupazione emerge un po’ di prudenza. «Il 24% pensa di veder crescere l’occupazione, mentre il 4% ipotizza una diminuzione. Il 72% pensa di mantenere così come sono le cose».
ORA ARRIVANO I DAZI
Questi dati sono stati raccolti in un periodo di incertezza sul fronte dei dazi. «Si immaginavano – riflette Nicola Parenti, presidente di Confindustria – dazi inferiori a quelli stipulati tra Usa e Ue. Oggi ci siamo svegliati con la consapevolezza che il 15% è reale. Ma non è finita qui: acciaio e alluminio hanno un 50%. In questi settori speriamo che davvero le cose cambino. Non si parla solo dei materiali, ma anche dei semilavorati. Un tubo lavorato, attività a Piacenza molto consolidata, fa subire contraccolpi all’economia locale, alla nostra manifattura. Il 50% non è ammissibile».
Sospiro di sollievo per l’automotive, «già pesantemente penalizzato dalle politiche del Green Deal». «Il Green Deal – prosegue Parenti – spero che venga rivisto a fine anno, ad esempio sulla neutralità tecnologica. L’Ue non può imporre tecnologie, può imporre la riduzione delle emissioni, ma non decidere quali tecnologie debbano attuare i Paesi per arrivare ai risultati richiesti. È stato un cambiamento troppo forte e veloce in poco tempo. Servivano tempi più lunghi per la sua sostenibilità: se tutti domani mattina andassero in giro con la macchina elettrica, la rete non sarebbe in grado di sostenere questo bisogno».
Parenti è critico anche sulla competitività energetica. «Acquistare dagli Usa gas liquefatto per 750 miliardi di euro ci preoccupa. Procurare energia al nostro Continente facendola arrivare dagli Usa ha dei costi esorbitanti. L’indipendenza energetica è troppo importante per l’Europa, bisogna fare di tutto nei prossimi anni per renderci indipendenti».
GLI USA ERANO DIVENTATI UN BUON MERCATO PER PIACENZA
Come ha evidenziato Silva, dal 2020 a oggi le esportazioni piacentine verso gli Usa sono aumentate dell’88%. «Siamo la provincia dell’Emilia-Romagna con la crescita più forte verso gli Usa, in una regione ha una media del 75%. La media italiana è, invece, del 53%». «Confindustria – ha ricordato Groppi – negli ultimi anni ha spinto molto nelle sue strategie di crescita. Molte aziende piacentine negli ultimi anni hanno aperto uffici, aziende, punti di appoggio. Diversi imprenditori piacentini sono cresciuti ultimamente in questo Paese». «Il tasso d’interesse si è ridotto – è un commento ulteriore di Parenti – e aiuta in parte gli investimenti. Ma la svalutazione del dollaro non aiuta in questa fase di dazi. Sommato ai dazi fa perdere competitività».
COSA FARE PER TAMPONARE LA SITUAZIONE
Insomma, uno scenario un po’ cupo. Cosa possono fare le aziende piacentine e l’associazione degli industriali? «Aprire nuove frontiere è d’obbligo per Piacenza, per l’Italia, per l’Europa. Se si chiude la via per gli Usa, è fondamentale crescere in Cina, in India e anche in Africa», rileva il presidente. «Stiamo organizzando missioni in Africa, non si può contare sempre sulla resilienza attuale delle nostre imprese, non bisogna troppo tirare la corda», conclude il direttore.
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