Dividendi da 3 miliardi nelle casse dello Stato, il tesoretto delle partecipate


Le casse dello Stato respirano grazie ai maxi dividendi delle partecipate. In vista della prossima Manovra la maggioranza potrà contare su oltre 3 miliardi di euro provenienti dalle società a partecipazione pubblica, da Cassa depositi e prestiti a Consap. I risultati riportati nell’assestamento di bilancio approvato al Senato, atteso ora all’esame della Camera, superano le stime del governo nella precedente legge di Bilancio.

A dicembre, infatti, il ministero dell’Economia aveva previsto di raccogliere dalle partecipate circa 2 miliardi di euro: cifra che è stata superata di 1,3 miliardi.

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L’assestamento di bilancio

Nella seduta di Palazzo Madama di giovedì 24 luglio hanno ottenuto il via libera i ddl con il rendiconto generale dell’amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 2024 e le disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2025.

Secondo le relazioni dei senatori Nicola Calandrini (FdI) e Claudio Lotito (FI-BP), il rendiconto per il 2024 ha registrato un miglioramento di tutti i saldi di finanza pubblica:

  • il saldo netto da finanziare si attesta a -107 miliardi, con un miglioramento di 17 miliardi rispetto al 2023;
  • l’indebitamento netto migliora di 22 miliardi e il risparmio pubblico cresce a 44,6 miliardi mentre il ricorso al mercato cala a 393 miliardi.

L’assestamento ha fatto segnare un miglioramento del saldo netto da finanziare di 775 milioni rispetto alla Legge di bilancio, con un incremento delle entrate di 17,6 miliardi a fronte di un aumento di spesa di 20,1 miliardi.

Quanto fruttano allo Stato le partecipate

Tra le fonti di entrata del Tesoro spiccano nel documento i maggiori introiti ottenuti dalle società con partecipazione della Stato, con un miglioramento di 800 milioni dell’indebitamento netto.

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Dividendi che il governo aveva deciso di destinare alla riduzione del rapporto debito/Pil, insieme ai proventi derivanti dalle dismissioni di asset, nel Piano strutturale di bilancio 2025-2029.

In cima alla classifica delle partecipate che al 30 giugno più hanno contribuito a rimpolpare le casse del Mef si piazza Cassa depositi e prestiti, che con quasi 1,8 miliardi pesa da sola per oltre la metà dei 3,3 miliardi di dividendi raccolti dalle aziende.

Al secondo posto si piazza Enel con 515 milioni di euro, seguita dal gruppo assicurativo Sace in terza posizione con 405 milioni. Fuori dal podio Poste italiane con 286 milioni e Monte dei Paschi di Siena, con 127 milioni.

Seguono in graduatoria la società a controllo pubblico nel settore della difesa e aereospaziale, Leonardo (91 milioni), l’Ente di gestione del trasporto aereo civile Enav (78 milioni), l’Eni (32,7 milioni), l’azienda italo-francese di produzione di componenti elettroniche e semiconduttori Stm (18,1 milioni), Invimit, società di gestione del risparmio controllata al 100% dal Mef (3,5 milioni), FiberCop il gestore della rete in rame e fibra in Italia passata da Tim a Kkr (2,4 milioni) e, infine, Consap, la concessionaria interamente partecipata dal Mef (1,6 milioni).

In relazione alla gestione delle società a partecipazione pubblica, però, non è tutto oro quello che luccica. Come rilevato dall’ultimo rapporto del Servizio per il controllo parlamentare, il Tusp (Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica) non può ancora essere adottato nella sua interezza dalle società partecipate, per l’assenza del Dpcm che dovrebbe fissare i requisiti di onorabilità, professionalità e autonomia richiesti ai membri degli organi amministrativi e di controllo.





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