Le aziende italiane sono esposte in maniera significativa ai dazi di Trump. Alcuni nuovi dati diffusi da Confartigianato hanno confermato che il sistema produttivo del nostro Paese dipende molto dalle esportazioni negli Stati Uniti. Una situazione che coinvolge un gran numero di piccole e micro imprese, oltre a quelle più grandi.
Gli Usa sono un mercato di sbocco fondamentale specialmente per alcuni settori manifatturieri, che esportano una percentuale molto importante dei loro prodotti negli Usa e che quindi soffrirebbero molto dell’imposizione di dazi doganali.
Le imprese italiane sono esposte ai dazi
Una nota di Confartigianato ha spiegato le ragioni delle grandi preoccupazioni delle imprese italiane per i dazi che potrebbero entrare in vigore entro il 1° agosto tra Unione europea e Stati Uniti. Secondo l’associazione di settore, tra il 2022 e il 2024 ci sono state 25.037 aziende che dal nostro Paese hanno esportato stabilmente e direttamente negli Usa.
Il valore complessivo di queste esportazioni si aggira attorno a 56 miliardi di euro nel solo 2024. Una cifra importante, che verrebbe inevitabilmente ridotta dai dazi. Se gli Usa imponessero ai loro importatori il pagamento di una tassa su tutte le merci europee, questi sarebbero costretti ad alzare i prezzi e di conseguenza le vendite rischierebbero di diminuire.
I settori più in difficoltà
In generale, sempre secondo i dati forniti da Confartigianato, il mercato americano rappresenta per ciascuna azienda italiana il 13,4% delle esportazioni totali. La situazione cambia però radicalmente a seconda di quanto il settore in cui ogni singola azienda opera è esposto agli Usa attraverso le sue esportazioni. I più colpiti dai dazi potrebbero essere:
- il settore meccanico;
- il settore farmaceutico;
- il settore della moda.
In questi ambiti operano molte delle 6.259 imprese che Confartigianato ha individuato come quelle che soffrirebbero maggiormente dell’imposizione dei dazi doganali statunitensi. Per queste aziende gli Usa rappresentano il 50% delle esportazioni totali, per un totale di 11,1 miliardi di euro all’anno.
Non si tratta inoltre di grandi imprese, che avrebbero capacità maggiori di reindirizzare la propria produzione su altri mercati. Ben 5.853 delle società considerate più esposte infatti sono micro imprese, con meno di 10 addetti, che però danno occupazione a 51.700 persone e generano 4,2 miliardi di export diretto verso gli Stati Uniti.
La questione del settore farmaceutico
Secondo quanto ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, a rischiare dazi severi saranno soprattutto le aziende farmaceutiche. Da anni questo settore è stabilmente al secondo posto dopo la meccanica per valore esportato all’estero e ha negli Usa il suo principale mercato di sbocco. Trump ha dichiarato che:
Fondamentalmente i prodotti farmaceutici non faranno parte dell’accordo, perché dobbiamo farli costruire, produrre negli Stati Uniti, e vogliamo che siano prodotti negli Stati Uniti. E penso che sia facile dirlo, e penso sia importante dirlo, i prodotti farmaceutici sono molto speciali. Non possiamo trovarci in una posizione in cui dobbiamo dipendere da altri Paesi.
Un duro colpo per l’Italia e per le imprese che operano in questo settore, che dovranno trovare un altro mercato di sbocco o affrontare significativi cali dei ricavi. Una crisi che potrebbe avere ripercussioni anche sul Pil dell’intera nazione.
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