INCHIESTA MILANO, EFFETTI PESANTI PER PROPRIETARI IMMOBILI COINVOLTI. BLOCCO 150 CANTIERI, SVALUTAZIONI E RISCHI LEGALI


L’inchiesta della Procura della Repubblica di Milano sulle presunte irregolarità urbanistiche rischia di produrre effetti a catena non solo sul piano politico-amministrativo, ma anche e soprattutto sulla vita concreta di centinaia di proprietari di immobili oggetto dell’indagine. Dai cantieri bloccati ai permessi edilizi sospesi, passando per la perdita di valore degli investimenti immobiliari, il terremoto giudiziario che ha colpito Palazzo Marino si ripercuote in modo diretto su famiglie, imprese e investitori privati. È quanto spiega il Centro studi di Unimpresa in un’analisi condotta sulla base degli atti dell’indagine e delle informazioni raccolte dai principali operatori del settore.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, Sono almeno 150 i cantieri attualmente paralizzati a causa del coinvolgimento diretto o indiretto nei procedimenti in corso. Un dato che riguarda oltre 1.600 appartamenti e coinvolge più di 4.500 famiglie. Le ripercussioni immediate riguardano la sospensione dei lavori, la difficoltà di ottenere il certificato di agibilità e la possibilità concreta che alcuni permessi di costruire – rilasciati in violazione delle normative urbanistiche – possano essere annullati o revocati. Per i proprietari, le conseguenze sono molteplici. Sul piano legale e amministrativo, l’eventualità che gli immobili risultino irregolari espone al rischio di dover affrontare nuovi iter autorizzativi, sanatorie complesse o – nei casi più gravi – persino l’ipotesi della confisca degli immobili, anche se acquisiti in buona fede. Laddove l’abuso urbanistico dovesse essere accertato come strutturale, potrebbero scattare ordini di demolizione o riconversione d’uso, con impatti devastanti sul piano economico.

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In parallelo, il clima di incertezza potrebbe generare una sospensione delle compravendite. Gli immobili coinvolti nell’inchiesta sono di fatto “congelati”: difficilmente commerciabili, soggetti a perizie prudenziali, e spesso esclusi dai circuiti di finanziamento bancario. Le banche, in molti casi, sospendono l’erogazione dei mutui in presenza di trascrizioni giudiziarie o mancanza di conformità urbanistica accertata. Di conseguenza, chi ha acquistato sulla carta si trova ora con un immobile invendibile, inutilizzabile e, in alcuni casi, non accatastabile. Anche gli investitori professionali devono fare i conti con la perdita di valore degli asset: per ogni mese di ritardo, il ritorno atteso sull’investimento si erode, mentre i costi di gestione (sicurezza cantieri, oneri finanziari, penali contrattuali) continuano a maturare. L’effetto è ancor più acuto nei casi in cui siano coinvolti fondi pubblici o agevolazioni fiscali, come accaduto con tre progetti di student housing finanziati con risorse PNRR, recentemente ritirati da Redo Sgr per l’impossibilità di ottenere i titoli edilizi in tempi utili. Le ricadute si estendono anche al mercato degli affitti: la locazione di immobili su cui pende un procedimento o la cui agibilità è incerta risulta compromessa, con riduzione della domanda e potenziale perdita della rendita. Sia sul versante residenziale che su quello commerciale e direzionale, i timori di futuri contenziosi spingono locatari e acquirenti a chiedere garanzie, rinvii o sconti importanti. Il risultato è una svalutazione immediata, con sconti anche a doppia cifra rispetto ai valori pre-inchiesta. A preoccupare è anche la prospettiva di lungo termine. Se l’inchiesta dovesse confermare l’esistenza di una rete sistemica di illeciti, gli immobili riconducibili ai progetti favoriti da questo sistema parallelo rischierebbero di subire un danno reputazionale permanente. Al contrario, in caso di archiviazioni o esiti giudiziari favorevoli, sarà comunque necessario un lungo processo di ricostruzione della fiducia, con inevitabili costi di transazione più alti per i nuovi sviluppatori.

Secondo Unimpresa, la crisi innescata dall’inchiesta giudiziaria potrebbe però anche segnare un punto di svolta positivo, se le istituzioni riusciranno a ristabilire regole trasparenti e meccanismi di pianificazione urbanistica più equi. “È chiaro che il sistema di deroghe, consulenze e interpretazioni elastiche delle norme è arrivato al capolinea. Serve un quadro regolatorio chiaro, verificabile, uguale per tutti, che consenta agli investitori onesti di operare in sicurezza e ai cittadini di acquistare casa senza temere sorprese in futuro” spiegano gli analisti del Cetnro studi di Unimpresa. Nel frattempo, i proprietari coinvolti restano appesi agli sviluppi giudiziari e amministrativi. E se il Comune non riuscirà a riprendere il controllo della macchina urbanistica, con un nuovo assetto credibile e legittimato, il rischio è che il danno di fiducia si estenda ben oltre i confini milanesi, colpendo l’intero settore immobiliare italiano.

Ufficio Stampa Unimpresa
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