Sembrava che si fosse vicini a un accordo, che si potesse concordare solo un 10% di dazi, una situazione quasi amichevole. E invece no. Abbiamo appreso tramite Truth Social, il teatro delle minacce di Trump, che potrebbero arrivare dazi al 30% anche all’Unione Europea dal primo agosto.
L’Europa ora si prepara a decidere come reagire dopo la comunicazione ufficiale. La lettera però lascia uno spiraglio per un’intesa, si spera definitiva, se l’Ue deciderà di rimuovere quelle che Washington considera barriere commerciali ingiuste.
Il focus, ora, è tutto sulle contromisure che Bruxelles potrebbe varare già nei prossimi giorni, nel tentativo sì di mantenere aperto il negoziato, ma anche per mettere un punto fermo a una situazione che ormai si sta trascinando da troppo tempo.
Le accuse di Trump all’Ue
Per la Casa Bianca, l’Ue continua a imporre dazi e regole che penalizzano gli Stati Uniti, per questo motivo i dazi di Trump potrebbero cominciare dal primo agosto. Bruxelles respinge al mittente le accuse, ricordando che gli Usa vantano un surplus nei servizi e che i dazi medi europei sono tra i più bassi al mondo.
Il braccio di ferro riguarda anche le norme fiscali sul digitale, l’intelligenza artificiale e gli standard ambientali. Per Confindustria, quella di Trump è una mossa più provocatoria che costruttiva, un modo poco elegante di alzare la posta in gioco.
Come potrebbe rispondere l’Europa a Trump
L’Unione Europea non si farà trovare impreparata e ha già predisposto due pacchetti di controdazi:
- il primo colpirebbe beni simbolo delle aree repubblicane (Harley-Davidson, jeans Levi’s, burro d’arachidi, mirtilli, cereali, carne, soia) per un totale di circa 20,9 miliardi di euro;
- il secondo includerebbe acciaio, alluminio, macchinari, elettrodomestici, fast-food e cosmetici.
Confesercenti ha stimato un impatto sui consumi interni italiani di circa 12 miliardi di euro in due anni, mentre il calo del turismo Usa ha già portato a 193mila presenze in meno a giugno.
Sul tavolo anche il cosiddetto bazooka anti coercizione, che permetterebbe di:
- escludere aziende Usa da appalti pubblici;
- ritirare licenze di importazione;
- limitare l’accesso ai mercati finanziari.
L’attivazione di quest’ultimi richiede una maggioranza qualificata che al momento non c’è, con Macron favorevole e Roma più cauta. L’Ue valuta inoltre nuove regole contro le big tech americane e un calendario di controlli sulle concessioni commerciali.
Oggi la riunione del Coreper
La riunione odierna del Coreper, convocata d’urgenza per le 15.30, sarà determinante per stabilire la risposta europea. Sul tavolo la possibilità di attivare già dall’inizio della prossima settimana le contromisure o mantenere aperta la strada del negoziato fino all’ultimo.
La posizione del governo italiano
Il governo italiano, come si sa, è ancorato agli Usa ma sta giocando da mesi una partita dove si trova al centro. Giorgia Meloni ha ribadito il sostegno all’Ue dicendo però che uno scontro commerciale non conviene a nessuno. Come sempre, cerca di non prendere mai una posizione netta sulla questione.
Le opposizioni, al contrario, accusano il governo di subalternità: Elly Schlein ha parlato di “follia autarchica” e Giuseppe Conte di “trattativa da dilettanti”.
Adolfo Urso invita a trattare con freddezza per evitare un’escalation, mentre Giulio Tremonti accusa Bruxelles di sottomissione e propone di usare la fiscalità sul web come leva negoziale contro Washington.
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