Il trend demografico in corso incide sul potenziale di crescita. Non solo, la transizione demografica sta cambiando la struttura della società italiana e avrà rilevanti impatti oltre che sull’economia del Paese, in particolare sul mercato del lavoro, sul pil e sulla spesa pubblica per pensioni, sanità e assistenza agli anziani. Sono questi i temi affrontati oggi dalla presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari, in audizione davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali della transizione demografica in atto.
La demografia sfavorevole riduce le prospettive di crescita del prodotto interno lordo: le proiezioni dell’UPB per il prossimo decennio indicano infatti una crescita potenziale che perde vigore man mano che si riduce la spinta dell’accumulazione di capitale, per il venire meno degli investimenti del Pnrr, e che il contributo dell’occupazione diviene nel complesso negativo, rileva l’Upb.
Il sistema pensionistico, secondo l’Upb, si troverà a fronteggiare pressioni di spesa significative nei prossimi quindici anni mentre, nel lungo periodo, le sfide riguarderanno piuttosto l’adeguatezza delle prestazioni previdenziali con importi medi delle pensioni che si ridurranno rispetto ai redditi medi da lavoro. La crescita delle principali ulteriori spese legate all’invecchiamento della popolazione, ovvero sanità e long-term care, si prospetta comunque moderata se l’allungamento dell’aspettativa di vita non comporterà un aumento degli anni vissuti con problemi di salute o disabilità.
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