Porro (Cariplo Factory): «Per le startup serve un mercato europeo unico. Bisogna investire in sostenibilità»


Il Coo dell’hub milanese analizza i dati del report sul contributo dell’ecosistema agli obiettivi dell’Agenda 2030. «Le sfide sono di portata enorme. L’innovazione è uno strumento potente per la competitività ma anche per generare impatto con nuovi posti di lavoro». Nuova puntata alla scoperta dei profili del panorama VC e investimenti

In una recente intervista, l’ex ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini ci aveva fornito un quadro tutt’altro che roseo. L’Italia non raggiungerà gli Obiettivi dell’Agenda 2030 e in sei goal oggi è messa peggio rispetto al 2010. Con guerre, inflazione e incertezze globali, verrebbe da dire che la sostenibilità, se mai lo è stata, non è più in cima alle priorità di cittadini, politica e aziende. O forse non è così? «Quello che possiamo registrare dal nostro osservatorio è che le aziende sono sempre più disponibili all’innovazione, è un cambiamento culturale quello in corso. Devono fare lo step successivo: la sostenibilità come green compliance deve essere perseguita in una logica di investimento che genera competitività. Ma il terreno è fertile».

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Startup per l’Agenda 2030

Riccardo Porro, COO di Cariplo Factory, è il protagonista di una nuova puntata del lunedì dedicata ai soggetti che sostengono in vario modo l’ecosistema startup. Di recente la realtà ha presentato i dati del nuovo report “Reach The Goals | Le startup italiane per gli SDG”, dal quale è emerso un quadro di società innovative early stage che si sono specializzate nel proporre soluzioni ad alcune sfide dell’Agenda 2030 dell’ONU. Il Goal 12 (Consumo e produzione responsabili), il Goal 3 (Salute e benessere) e il Goal 13 (Lotta al cambiamento climatico) sono i più coperti.

«Le sfide sono di una portata enorme – ha ricordato Porro –. Ovvio che gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile non si possono raggiungere semplicemente grazie alla tecnologia di una startup. Ma questa può essere motore di cambiamento». A lungo attivo nel panorama italiano, il COO di Cariplo Factory ci ha raccontato dei suoi esordi nell’ecosistema. «Sono un ingegnere di formazione e la mia carriera è cominciata in Fondazione Cariplo, dove mi occupavo di finanziare progetti di ricerca di natura applicativa in ambiti come scienze della vita e materiali avanzati. L’obiettivo era appunto sostenere ricercatori italiani».

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Se è vero che, in ambito ricerca, la produzione accademica italiana è a livelli ottimi, a partire dal settore deeptech, la fatica principale è tradurre questo in un’attività economica. «Il mio cruccio è sempre stato creare un continuum tra ricerca e creazione di valore economico. Nel 2008 abbiamo lanciato TTVenture per finanziare il tech transfer. All’epoca avevamo raccolto più di 70 milioni di euro da fondazioni bancarie».

La visione di Cariplo Factory

Alcune di queste innovazioni possono avere ricadute se si parla di impatto, una sfera assai ampia in cui opera Cariplo Factory, divenuta realtà nel 2016 per favorire percorsi di open innovation tra corporate e startup e che oggi gestisce due acceleratori della rete di CDP Venture Capital (Frontech e TerraNext). Ha anche investito in diverse società innovative seguendo proprio il criterio del lasciare un impatto. «L’innovazione è uno strumento potente per la competitività, ma non solo. Anche per generare impatto in termini di nuovi posti di lavoro, ad esempio. Per questo parliamo di innovazione responsabile».

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Come ha spiegato Porro, «quando investiamo in startup non valutiamo solo la tecnologia, ma anche gli impatti ambientali associati a tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto o servizio. Lo facciamo attraverso il Life Cycle Assessment, uno studio analitico basato sui flussi di materia ed energia». In questo sforzo per migliorare la competitività dei prodotti, possono svolgere un ruolo chiave anche le corporate, attraverso una strategia ancora poco sfruttata in Italia: il corporate venture capital. «Secondo me il tema che deve emergere è quanto il CVC crei un vantaggio competitivo. Non è un costo ma un investimento che deve dare un ritorno di competitività. C’è un fattore di correlazione pura tra livello di circolarità delle aziende e le loro performance sui mercati».

Sguardo all’Europa

Sulla sostenibilità c’è poi un convitato di pietra: l’Unione Europea. Da anni Bruxelles viene presa di mira per le leggi ambiziose e stringenti che ha approvato per raggiungere gli obiettivi di medio e lungo periodo, ad esempio sulla neutralità carbonica. Questa spinta però viene spesso criticata, anche dalle imprese. La visione di Porro, specie se vista lato startup, mira a vedere le potenzialità di questo schema.

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«La logica top down europea serve per dare omogeneità al mercato unico dell’innovazione. Il mio punto di vista è che il mercato dell’innovazione è e deve essere europeo, per trattare tutti sullo stesso livello. Altrimenti avremo solo discrepanze. Per un investitore potrebbe essere più conveniente puntare su un Paese rispetto a un altro».

E dunque torniamo a quelle startup mappate dal report di Cariplo Factory, 128 attive sull’Agenda 2030. Tante o poche? «Abbiamo voluto dimostrare che ci sono case history interessanti, proprio per risvegliare le coscienze di chi con queste startup può farci qualcosa. Vogliamo fare advocacy. Queste aziende hanno soluzioni tecnologiche che si attuano in logica B2B». Non guardano alla Generazione Z, ma ad altre imprese che possono cambiare e contribuire a generare impatto.

Per chi opera in ambito innovazione come Riccardo Porro, lo sguardo non può che essere europeo, a vantaggio anzitutto delle startup italiane che potrebbero così accedere a un regime fiscale più conveniente e a un mercato dei capitali più grande. «La proposta più importante è la creazione del 28esimo regime per unificare il mercato startup a livello europeo. Serve un mercato unico».





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