Terni, Confapi Aniem: «Blocco cessione crediti fiscali, un colpo al cuore delle imprese»


di Sergio Vincioni
Presidente Confapi Aniem Provincia di Terni

Il provvedimento governativo che impone il blocco della cessione dei crediti fiscali rappresenta un passo indietro grave e ingiustificato, che rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza di molte imprese Edili italiane e di rallentare ulteriormente la ripresa economica. Un colpo al cuore delle imprese e dell’economia reale

Da tempo, la possibilità di cedere crediti fiscali, come quelli derivanti da bonus edilizi e altre agevolazioni, si era rivelata uno strumento fondamentale per il sistema produttivo nazionale. Consentiva alle imprese, specialmente a quelle di piccole e medie dimensioni, di ottenere liquidità immediata, necessaria per far fronte a spese correnti, investimenti e pagamenti ai fornitori. La cessione, inoltre, favoriva la circolazione del credito nel sistema, alimentando l’economia reale e sostenendo l’occupazione.

Imporre un blocco, quindi, significa di fatto tagliare l’ossigeno a un comparto già fortemente provato da crisi economiche e pandemia. Le imprese si troveranno costrette a immobilizzare capitali per lungo tempo, con gravi ripercussioni sulla loro capacità di operare e competere. A pagarne il prezzo più alto saranno le realtà più fragili, che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana.

Perché far morire le Imprese che non sono riuscite a trovare, nei termini, la disponibilità di un Istituto bancario acquirente del proprio credito maturato, a fronte dei lavori eseguiti, e non sono in grado di utilizzarlo direttamente per scarsa capienza fiscale in dichiarazione?

Ma quali sono le motivazioni alla base di questa decisione? Il governo sostiene che il blocco sia necessario per contenere frodi e abusi legati all’uso improprio dei crediti fiscali. Una giusta preoccupazione, certo, ma che non giustifica un provvedimento così drastico e generalizzato, che colpisce senza distinzioni tutte le imprese oneste e meritevoli ed in particolare le Pmi.

Invece di bloccare la cessione, sarebbe stato opportuno rafforzare i controlli e migliorare le procedure di verifica, senza interrompere un meccanismo prezioso per la tenuta economica del Paese. Le soluzioni alternative esistono, e ignorarle è un errore politico grave che rischia di produrre effetti dannosi a lungo termine, sia sulla stabilità delle Imprese, e di conseguenza sulle forze lavorative.

È urgente un ripensamento immediato da parte del governo, che deve ascoltare le nostre Pmi al fine di trovare una soluzione che possa rendere liquidi tali crediti che oggi risultano essere solo virtuali, maturati nei propri bilanci ma non più cedibili.



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