Talenti e tecnologie, ecco i punti di forza nelle Marche: «Sì, siamo attrattivi»


ANCONA «Abbiamo individuato 10 istantanee che raccontano alcuni punti di forza del territorio di cui dobbiamo andare fieri e orgogliosi. Sono ambiti dove le Marche primeggiano, a cui dobbiamo affidarci per respingere un senso di marginalità che, lentamente, si sta insinuando nel senso comune di marchigiani e non».

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Questa la convinzione e il senso della ricerca “Marche: imprese, opportunità, talento e qualità della vita”, presentata ieri nella sede di Confindustria Ancona. Lo studio, ideato dall’associazione degli imprenditori anconetani, insieme all’Università Politecnica delle Marche e alla Regione, ha l’obiettivo di individuare i fattori distintivi che rendono il territorio sempre più attrattivo per investitori, imprese e giovani. I primi risultati chiariscono che la Regione si conferma al top per via del suo tessuto imprenditoriale, sviluppo di tecnologie e per la presenza di talenti.

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I dati

Un dato su tutti: le Marche guidano la classifica nazionale per incidenza delle attività manifatturiere sul totale delle imprese attive (12.1% su una media italiana che si ferma all’8.6%) e per quota di occupati nel settore (31.5% rispetto al 20.4% nazionale). Ecco quindi che la regione si posiziona al secondo posto in Italia per numero di imprese manifatturiere ogni 1.000 abitanti. «Senza questo settore per noi non ci sarà futuro», è la convinzione di Diego Mingarelli, presidente di Confindustria Ancona.

«La manifattura è un fattore identitario per noi, anche se non c’è solo questa. Basti pensare che ci posizioniamo al quarto posto in Italia per numero di start-up innovative», prosegue Mingarelli. Il documento approfondisce anche il tema della mobilità, in un momento in cui la discussione sull’intermodalità è al centro del dibattito pubblico, visto l’annuncio di pochi giorni fa del fatto che tre diverse compagnie hanno partecipato al bando per la continuità territoriale. Nella ricerca si spiega il ruolo della regione quale piattaforma logistica naturale, grazie alla sua posizione strategica al centro della Penisola e, più in generale, della macro regione Adriatico-Ionica. Secondo il report, solo nel 2024 porto e aeroporto regionali hanno aumentato il traffico di passeggeri rispettivamente del 17% e 16%.

Nel frattempo, il governo ha deciso di sposare la richiesta delle regioni adriatiche sul potenziamento della ferrovia attuale che, secondo il presidente della Regione Acquaroli, permetterà di «avere una linea con maggiore capacità e velocità. Vuol dire che c’è un investimento sulla dorsale adriatica, fondamentale per la competitività delle imprese», specifica il governatore. La ricerca punta su una collaborazione stretta tra pubblico e privato, con i tre attori in campo (Regione, Università e Confindustria) che hanno lavorato fianco a fianco per individuare i punti di forza del territorio, in un momento di instabilità a livello internazionale che complica di molto il quadro economico e sociale. «Da quando ci siamo insediati, cinque anni fa, il costo delle materie prima e dell’energia è lievitato – prosegue Acquaroli – nonostante tutto il nostro export resiste. Ci classifichiamo al 9° posto in Italia per beni esportati nel 2024».

«Siamo sommersi da articoli che riportano dati drammatici, ma da noi c’è anche tanta eccellenza», gli fa eco il Rettore Univpm, Gianluca Gregori. «Il nostro BES, cioè un sistema di indicatori che mira a valutare il progresso non solo da un punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale, è tra i migliori». «Per tornare a essere attrattivi, e provare a uscire dalla casella di “regione in transizione”, dovremo presentare opportunità a chi vorrà investire, non solo problemi». La strada, questa volta, sembra essere tracciata sul serio.





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