Ferentino, La Stazione della Tav, il “fattore” Basso Lazio e il peso dei numeri


La prova di forza organizzativa e “aggregante” di Enrico Coppotelli (segretario generale della Cisl Lazio), la determinazione “non negoziabile” di Francesco Rocca (presidente della Regione), la lucidità di Luigi Sbarra (sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio), il richiamo all’orgoglio territoriale di Massimo Ruspandini (parlamentare di Fratelli d’Italia). E la grande risposta in termini di partecipazione che il territorio ha voluto dare. Laddove per territorio si intende il Basso Lazio. La Cisl ha sottolineato nello studio presentato: «Investendo finalmente su una infrastruttura decisiva coma la Tav che impatta su un’area molto estesa e baricentrica, si andrebbe a dotare il Basso Lazio di un Gra per il Nord e per l’Europa. Dobbiamo scongiurare l’asfissia dell’economia locale e contrastare lo spopolamento demografico, i due step urgenti per dare sostanza al futuro della regione. Con una pianificazione strategica mirata e una concreta alleanza tra istituzioni, sindacati, mondo delle imprese e cittadini, Latina e Frosinone possono vivere una nuova stagione, all’insegna della partecipazione, contraddistinta da sviluppo generativo e sfidanti opportunità». Il perimetro è questo.

La situazione
Il percorso per realizzare una stazione Tav nell’area tra Ferentino e Supino rimane comunque in salita. Il tema vero è convincere Ferrovie dello Stato e RFI (Rete Ferroviaria Italiana: è la società che gestisce l’infrastruttura ferroviaria nazionale italiana). E per farlo servono progetti e determinazione politica, numeri e programmi. Ma occorre soprattutto un credibile Piano finanziario che faccia capire come i territori del Basso Lazio intendono metterci anche del loro. Rispetto al recente passato, però, alcuni elementi sono cambiati. Intanto in campo c’è una sola possibile ubicazione della Stazione Tav: nell’area tra Ferentino e Supino. L’approccio campanilistico e ideologico appare superato. Inoltre Francesco Rocca è stato netto: «Con la Stazione Tav potremmo arrivare ad un movimento di 5.600 passeggeri al giorno». Il Governatore l’ha definita “l’operazione dei 28 minuti” (ndr: il tempo per collegare Roma Tiburtina alla Stazione Tav). Insomma, 28 minuti per il cambio di passo. Per Luigi Sbarra «la stazione Tav a Ferentino non è un regalo ad un territorio, ma un investimento per la rinascita del Basso Lazio». Si è palato pure di altre misure: dalla Zona Logistica Semplificata alla Zona Franca Doganale, rilanciata dal senatore Nicola Calandrini (FdI). Ma a toccare le corde emozionali della platea è stato Massimo Ruspandini, deputato di Fratelli d’Italia. Quando ha notato: «La provincia di Latina ha tre volte gli abitanti del Molise, quella di Frosinone due. Eppure ognuna delle province del Basso Lazio elegge 3-4 consiglieri regionali, il Molise 30». Per dire che esiste un tema di rappresentanza del territorio fondamentale per il Basso Lazio. Non solo: Massimo Ruspandini ha voluto mettere in evidenza il legame tra decenni di mancato sviluppo infrastrutturale e il deficit di rappresentanza di province che scontano altresì la presenza di Roma nel Lazio. Il parlamentare di Fratelli d’Italia ha suonato la sveglia. Facendo capire che questo è il momento opportuno, che i territori possono prendersi gli spazi che meritano. Che il clima possa cambiare lo si è intuito pure dai “tavoli” che sono stati annunciati. Il Governatore Francesco Rocca ha anticipato che entro metà luglio ne istituirà uno permanente alla Regione (12 gli step previsti). Mentre il deputato Nicola Ottaviani (Lega) ha spiegato che «giovedì alle 10.30 al Ministero dei trasporti e delle infrastrutture si terrà il primo tavolo tecnico operativo sulla stazione Tav, alla presenza di Matteo Salvini».

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I segnali della Cisl
La Cisl, organizzando il convegno, si è seduta a capotavola. E infatti a presiedere l’evento, insieme al segretario regionale Enrico Coppotelli, c’erano Antonella Valeriani e Roberto Cecere, responsabili del sindacato, rispettivamente, a Frosinone e Latina. Coppotelli ha voluto far vedere i due profili del bicchiere. Mezzo pieno: ipotizzato un incremento di posti di lavoro di circa il 30% e un aumento della presenza delle imprese del 40%, «grazie ad almeno 15 milioni di investimenti attesi nei primi tre anni». «Stime prudenti ma attendibili», ha chiosato Coppotelli. Nel caso invece l’opera non si dovesse fare, «avremo la fuga delle imprese, la perdita di finanziamenti e una fuga di giovani ancor più grande». Siamo ad un punto di svolta. Sempre Coppotelli: «La stazione Tav posizionata strategicamente a Ferentino significherebbe agganciare con una modalità moderna e veloce il Corridoio di Trasporto europeo Scandinavo, quindi connettere in linea diretta Frosinone e Latina con tutto il nord Europa. Con l’evidente possibilità di far crescere le esportazioni nei paesi già al primo posto, Belgio e Paesi Bassi, ma soprattutto negli altri attraversati dalla linea Tav, a partire dalla Germania per arrivare ai paesi Scandinavi. Potenziando così sia i flussi demografici, che turistici e commerciali. Una stazione Tav pienamente operativa si traduce, nell’immediato, in una crescita demografica valutabile in almeno 10.000 residenti in più che significa più urbanizzazione, più servizi e più economia». Perché in realtà si deve tenere tutto insieme. E lo si può fare nel solco di un’opera di bacino che possa diventare un punto di riferimento logistico per le province di Frosinone e Latina, ma pure per il Molise, l’Abruzzo e l’Alta Campania. Coppotelli ha concluso: «Noi oggi vogliamo avviare un nuovo concetto: quello che con la partecipazione, chiunque rappresenti un segmento di questo territorio, può contribuire a farlo crescere».

Il peso dei numeri
Non sarà comunque facile convincere Ferrovie dello Stato e RFI ad accendere il semaforo verde per la Stazione Tav a Ferentino-Supino. Saranno importanti i numeri. Si è parlato, per esempio, di un possibile movimento di 5.600 passeggeri al giorno. Di 28 minuti per collegare Roma Tiburtina al cuore dell’area industriale della Ciociaria. Poi ci sono i 2.600.000 abitanti potenziali per le province di Frosinone e Latina. Le 285.000 imprese che avrebbero la possibilità di un collegamento diretto con il Nord Italia, ma pure con il Nord Europa. C’è un altro aspetto evidenziato nello studio Cisl: «Un miracolo dell’ingegneria civile moderna che recupera le aree interne del territorio in maniera smart e green, con un risparmio di circa 18.000 tonnellate di anidride carbonica e che vede il transito di circa 4.000 passeggeri al giorno, 1,5 milioni l’anno e 90 treni giornalieri. Insomma, l’elemento della sostenibilità. Ma è evidente a tutti che a fare la differenza potrà essere esclusivamente il cosiddetto “fattore” Basso Lazio. Lo Svimez dice che il centro Italia, con la spinta del Basso Lazio, regge l’attuale e complessa congiuntura «grazie ad un’economia territoriale sempre più votata all’export (+4%) ed alla spinta data dagli investimenti infrastrutturali del Pnrr». Va mantenuta altissima la concentrazione. Ma la Stazione Tav è l’ultima occasione per provare a riagganciare il treno dello sviluppo. Vietato fallire.



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