Farmacie: negli Isa 2025 qualcosa non torna


Per le farmacie è giunto anche quest’anno il momento di verificare le pagelle fiscali dell’anno oggetto della prossima dichiarazione dei redditi, quindi del periodo d’imposta 2024.

Il modello Isa utilizzabile dalle farmacie approvato con il provvedimento del 17 marzo 2025 n. 131055 è il DM04U (“Commercio al dettaglio di medicinali soggetti a prescrizione medica” – codice attività 47.73.10), il quale è stato oggetto di revisione per il biennio 2024-2025.

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Da una prima analisi dei risultati ottenuti pare di poter affermare che il nuovo modello, purtroppo, non coglie l’effettiva e concreta realtà del mondo delle farmacie; si tratta di un settore in piena evoluzione che ha subito dei radicali cambiamenti soprattutto dopo l’emergenza Covid.

Già nel periodo d’imposta 2023 le farmacie hanno sofferto, sotto il profilo della performance fiscale, il confronto con gli anni 2021 e 2022, in cui il fatturato è stato “drogato” dalle vendite e dalle prestazioni legate alla pandemia.

Per il periodo d’imposta 2024 l’esito delle pagelle fiscali non migliora, anzi, probabilmente, subisce un’ulteriore flessione a causa dell’incapacità del nuovo modello Isa di leggere adeguatamente la nuova remunerazione garantita dal Sistema Sanitario Nazionale per la vendita di farmaci in convenzione, in vigore dall’1/03/2024.

In sintesi, le principali criticità degli Isa 2025 possono essere elencate come segue:

Contabilità

Buste paga

 

  1. l’assenza nella nuova remunerazione Ssn del meccanismo dello “sconto” che, invece, contraddistingueva la vecchia remunerazione, in vigore fino al mese di febbraio 2024. Lo sconto, debitamente indicato nel modello Isa, aveva un impatto positivo significativo sulla pagella fiscale. I nuovi Isa pare che non tengano conto di questo cambiamento epocale;
  2. la soppressione, con l’avvento della nuova remunerazione Ssn, della cosiddetta remunerazione aggiuntiva di cui le farmacie italiane hanno beneficiato negli ultimi anni e che dava diritto a un vantaggio tutt’altro che trascurabile, capace di spostare gli equilibri in termini Isa;
  3. il ricorso sempre più diffuso da parte delle farmacie a collaboratori farmacisti a partita Iva, che a parità di orario e competenza hanno un costo azienda spesso più oneroso rispetto al costo azienda di un dipendente;
  4. l’importante incremento degli stipendi dei dipendenti farmacisti. Basti pensare che, nell’epoca pre Covid, lo stipendio medio mensile netto di un farmacista dipendente full time si aggirava intorno a 600/1.700 euro, mentre oggi è salito a intorno a 1.900/2.000 euro. Per il datore di lavoro ciò comporta un maggior costo azienda annuo di circa 15.000 per singolo dipendente;
  5. il confronto, spesso impietoso, con le performance che le farmacie hanno raggiunto negli anni del Covid, durante i quali si vendevano e prestavano prodotti e servizi specifici anti-pandemia, non ultimi i famosi tamponi Covid. È evidente che questo elemento punisce soprattutto le farmacie con una storicità breve che, magari, hanno aperto i battenti proprio tra il 2020 e il 2022 e che, dunque, sono prive di dati “puliti dalla pandemia” e, quindi, veritieri;
  6. lo sviluppo della farmacia dei servizi, elemento assolutamente positivo in termini vicinanza e assistenza alla popolazione, ma che richiede un numero sempre maggiore di collaboratori il cui maggior costo spesso non è giustificato dagli introiti che ne derivano.

Si tratta, sostanzialmente, di obiezioni oggettive e comprovabili che non possono non essere tenute in debita considerazione.

Già gli Isa sono indicatori statistici e quindi di per sé non in grado di cogliere le specificità della singola farmacia, e chi è del settore ben sa che ogni singola farmacia fa caso a sé, dovrebbero quantomeno essere capaci di cogliere i macro-cambiamenti.



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