Difesa: Bruxelles accelera sugli investimenti militari, ma per cittadini, imprese e terzo settore non c’è fretta!


Ancora una volta, quando si tratta di sostenere settori strategici a forte vocazione industriale e privata, la Commissione europea non esita a imprimere una decisa accelerazione. È quanto dimostra la proposta presentata da “Ursula e soci”, che introduce un pacchetto di misure per velocizzare gli investimenti e la produzione nel comparto della difesa. Il piano, inserito nel quadro del White Paper for European Defence-Readiness 2030 punta a rafforzare la capacità dell’Unione di rispondere rapidamente alle minacce alla sicurezza, con un occhio di riguardo all’efficienza e alla competitività dell’industria militare europea.

Nel dettaglio, la Commissione propone di ridurre drasticamente i tempi per ottenere i permessi necessari allo sviluppo di progetti nel settore, portandoli da diversi anni a soli sessanta giorni. Per facilitare il processo, ogni Stato membro sarà chiamato a istituire un punto di contatto unico dedicato. Parallelamente, si prevede uno snellimento sostanziale delle procedure legate al Fondo europeo per la difesa, rendendolo più accessibile anche agli operatori ucraini. Sul fronte degli appalti pubblici, ancora, si intendono promuovere gli acquisti congiunti e aumentare le soglie contrattuali per velocizzare le forniture transfrontaliere di prodotti militari. Non mancano poi interventi volti a chiarire e adattare la normativa comunitaria esistente – dalla concorrenza alle leggi ambientali – per renderla più funzionale agli obiettivi della difesa, fino a una revisione delle regole sulla finanza sostenibile per facilitare l’accesso al credito da parte delle imprese del settore.

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Il messaggio politico è chiaro: Bruxelles vuole un’industria della difesa capace di agire in fretta, in modo coordinato e su vasta scala. E per farlo, è pronta a semplificare, derogare, finanziare e accompagnare ogni passaggio con strumenti su misura.

Tuttavia, il contrasto con altri ambiti della politica europea è evidente e difficile da ignorare. Mentre per il settore militare si spalancano le porte a una regolazione più agile e a un accesso facilitato ai fondi, cittadini, piccole e medie imprese, enti del terzo settore e realtà locali continuano a scontrarsi con la rigidità burocratica e la farraginosità delle procedure di accesso sia ai fondi diretti che a quelli indiretti. I programmi europei di sostegno all’innovazione civile, alla coesione territoriale, all’inclusione sociale o alla transizione ecologica restano ancora vincolati a regole complesse, tempi lunghi e una frammentazione che scoraggia molti potenziali beneficiari.

foto Christophe Licoppe, European Union, 2022 Copyright Source: EC



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