Russia, privatizzazioni disperate per la guerra. Ma è un bluff come nel 2016?


La Russia si sta preparando a vendere parti delle sue aziende statali più preziose nel tentativo di raccogliere fondi e migliorare la capitalizzazione dello stato in un momento delicato, anche per i prezzi del petrolio non alti. 

Il ministro delle Finanze Anton Siluanov ha confermato venerdì che le aziende dei settori energetico, dei trasporti e finanziario sono pronte per una privatizzazione, mentre Mosca si affanna a finanziare un bilancio bellico in forte espansione e ad attirare capitali privati per un’economia post-sanzioni.

Non sono stati fatti nomi precisi delle imprese disponibili per la privatizzazione Ill rischio  è che poi la privatizzazione finisca come nel caso Rosfnet in una sorta di partita di giro che non cambia molto dal punto di vista del controllo reale.

L’ultima volta che il Cremlino ha tentato questa strategia, nel 2016, ha annunciato la vendita del 19,5% delle quote di Rosneft a Glencore e al Qatar. Tuttavia, diverse indagini e fughe di notizie hanno suggerito che l’accordo fosse stato finanziato internamente attraverso banche russe  per cui, alla fine, è stato sempre il denaro pubblico, attraverso altre mani a finanziare la privatizzazione.

Questa volta le motivazioni non sono meno urgenti. Il bilancio federale russo è messo a dura prova dalle spese militari e dal calo dei prezzi energetici e delle materie prime, che ha ridotto parte dei flussi finanziari dall’estero. I prestiti interni hanno un tasso di interesse punitivo del 20%, rendendo la privatizzazione uno dei pochi strumenti rimasti per raccogliere capitali, almeno sulla carta.

Tuttavia, lo scetticismo è profondo. Lo Stato ha già promesso la privatizzazione in passato, solo per poi ritardarla o diluirla quando la situazione politica o i prezzi sono diventati sfavorevoli.

E anche se le quote venissero vendute, pochi si aspettano un trasferimento significativo del controllo. È improbabile che il Cremlino allenti la presa su beni strategici come il petrolio, il gas e le banche.

La mossa potrebbe generare liquidità a breve termine e un po’ di euforia in borsa e sui mercati russi, ma senza un’interruzione delle sanzini e la ripresa dei flussi finanziari dall’estero anche queste privatizzazioni sarebbero di facciata e, soprattutto, non genererebbero i flussi monetari necessari. Le trattative di pace, che dovrebbero vedere un nuovo round  d’incontri fissato per la prossima settimana.


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