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“Un piano per i piccoli Comuni. Così rigeneriamo l’Italia” – Telemia


La senatrice della Lega presenta un disegno di legge per rilanciare i borghi sotto i 5.000 abitanti con incentivi fiscali, servizi e sviluppo sostenibile: “Radici e futuro si incontrano qui”

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«I piccoli Comuni rappresentano l’ossatura della nostra Italia: presidi di storia, identità e coesione sociale, non possiamo più consentire che vengano relegati ai margini delle strategie nazionali. È da questi territori che può e deve originarsi una nuova stagione di sviluppo sostenibile, coerente con le vocazioni locali, capace di coniugare tradizione e innovazione, crescita economica e coesione sociale».

Con queste parole la Senatrice della Lega Tilde Minasi rende noto di aver presentato in Senato un disegno di legge (S. 1500) articolato che punta a promuovere e valorizzare i piccoli Comuni italiani attraverso un piano strutturato di rilancio economico, demografico e infrastrutturale. Un’iniziativa che riconosce il ruolo centrale delle comunità locali nel disegno della coesione nazionale e nella costruzione di un modello di crescita sostenibile, su cui è necessario impegnarsi.

«Con questo disegno di legge – spiega la Senatrice – vogliamo offrire strumenti concreti e mirati a chi vive, lavora e investe nei territori più autentici della nostra Nazione. Non si tratta di una visione nostalgica, né tantomeno assistenziale. È un progetto fondato su responsabilità istituzionale e strategia politica: rafforzare le aree interne, valorizzarne il capitale umano e produttivo, invertire la rotta dello spopolamento, e garantire pari diritti e pari opportunità a chi ha scelto di restare o vuole tornare».

Il fenomeno dello spopolamento, che negli ultimi anni ha privato intere aree del Paese di servizi essenziali, energie giovani e capacità produttive, non è solo una questione demografica: è una vera emergenza sociale, economica e culturale. «Contrastarlo – prosegue Minasi – significa ricostruire presenza, fiducia, investimento pubblico e futuro. Ma significa anche attivare dinamiche virtuose di sviluppo locale, capaci di generare occupazione stabile, attrarre capitali e competenze, valorizzare le filiere produttive territoriali e incentivare la nascita di nuova imprenditoria. Solo così si può trasformare la fragilità in risorsa e garantire ai cittadini il diritto di restare o tornare, non per necessità, ma per scelta consapevole e sostenibile».

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La proposta si configura come un vero e proprio piano d’azione, che prevede agevolazioni fiscali e contributive per imprese e cittadini nei comuni sotto i 5.000 abitanti; incentivi per il rientro dei lavoratori italiani dall’estero, con un’imposta sostitutiva agevolata al 10%; flat tax al 6% per i pensionati stranieri che si stabiliscano nei piccoli Comuni; crediti d’imposta per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa; un programma nazionale per la mobilità, la digitalizzazione e i servizi essenziali; e una sperimentazione triennale in Calabria, pensata come modello pilota per interventi replicabili a livello nazionale.

«Sono fermamente convinta che questa sia la strada da seguire. La mia proposta non è un esercizio retorico, ma un impianto operativo concreto. Vogliamo sostenere la vita nei piccoli Comuni, renderli attrattivi, moderni e connessi. La coesione territoriale non si realizza con le parole, ma con azioni coerenti, strumenti efficaci e risorse mirate. L’Italia ha bisogno di riscoprire le sue radici per affrontare il futuro con equilibrio e giustizia».

Il disegno di legge si inserisce nel solco degli obiettivi di riequilibrio territoriale delineati anche dal PNRR, e propone una visione innovativa: non più piccoli Comuni da “salvare”, ma territori da attivare, da potenziare, da mettere in rete.

«Restituire voce, strumenti e prospettive ai piccoli Comuni – continua la Senatrice – non è soltanto un gesto politico: è un atto di responsabilità verso il presente e di lungimiranza verso il futuro. È in queste comunità che si custodiscono le radici profonde della nostra identità nazionale. Se vogliamo costruire un’Italia più coesa, moderna e consapevole, dobbiamo riconoscere che il futuro del Paese dipende anche e soprattutto dalla vitalità di questi territori. Perché – conclude – è lì che vive l’Italia più autentica. E solo ripartendo da lì potremo davvero rigenerarla».





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