“La certificazione non è un traguardo ma un punto di partenza”: secondo Sara Guarnacci, costruire inclusione significa trasformare cultura, processi e leadership.
Negli ultimi anni, il tema della parità di genere ha guadagnato centralità nel dibattito pubblico e nelle strategie aziendali, evolvendosi da impegno etico a leva concreta per la crescita e la competitività. Non si tratta più soltanto di un principio da rispettare, ma di una dimensione strategica che incide direttamente sulla reputazione, sull’attrattività dei talenti, sul clima organizzativo e sull’accesso a incentivi pubblici.
Nel 2024, oltre 6.800 aziende italiane hanno ottenuto la certificazione della parità di genere UNI/PdR 125:2022, un risultato che dimostra quanto il mondo imprenditoriale stia prendendo sul serio la necessità di ridurre il gender gap. Ma ottenere la certificazione è solo un primo passo. La vera sfida è costruire percorsi di inclusione autentici, continui e integrati nei processi organizzativi.
È in questo scenario che la consulenza del lavoro si rivela determinante: non solo per affrontare gli aspetti tecnici, ma per accompagnare le imprese in un cambiamento culturale e strutturale di lungo periodo.
Inclusione e vantaggi competitivi: perché una consulenza mirata può fare la differenza
Integrare la parità di genere nella strategia aziendale significa rivedere processi, ruoli e dinamiche interne con l’obiettivo di garantire equità reale tra donne e uomini. Questo processo richiede competenze trasversali: analisi dei dati retributivi, valutazione dei percorsi di carriera, gestione dei colloqui di selezione e redazione di piani di miglioramento. Si tratta di un lavoro che coinvolge più livelli e che va ben oltre l’adempimento formale.
Un piano d’azione efficace parte sempre da una mappatura dei rischi e degli squilibri interni. È proprio in questa fase che un supporto esterno diventa fondamentale per leggere correttamente i dati, identificare le criticità e strutturare interventi coerenti. La consulenza del lavoro, in particolare, può aiutare a definire policy chiare in materia di congedi, promozioni e gestione delle performance, evitando approcci improvvisati o generici.
Sara Guarnacci, consulente del lavoro specializzata in gestione organizzativa e innovazione, sottolinea quanto sia cruciale un approccio integrato: “La certificazione non può essere un traguardo isolato. Serve un percorso costante di miglioramento, basato su dati, dialogo interno e azioni concrete. Le aziende che scelgono di investire su questo fronte oggi, saranno più resilienti e attrattive domani”.
In un mercato in cui la sostenibilità sociale è sempre più monitorata anche dagli investitori, l’adozione di politiche inclusive rappresenta un vantaggio competitivo reale. Non solo migliora l’employer branding, ma favorisce anche la capacità di trattenere competenze strategiche in azienda. E questo vale in particolare per le PMI, spesso più vulnerabili alla fuga di talenti.
Flessibilità, welfare e gender equity: strumenti concreti per costruire valore sociale ed economico
Per realizzare una reale inclusione, non bastano i principi: servono strumenti pratici e misurabili. La flessibilità oraria, il welfare aziendale, la formazione e la trasparenza retributiva sono leve fondamentali per colmare i divari di genere e promuovere pari opportunità. Ma per essere efficaci, devono essere calibrate sulla realtà aziendale, coerenti con gli obiettivi strategici e sostenibili nel tempo.
In particolare, la gestione dei rientri dalla maternità o dai congedi parentali è spesso un momento critico per le lavoratrici. Un approccio sensibile e strutturato in questa fase può fare la differenza tra una carriera interrotta e un percorso valorizzato. Anche su questo fronte, la figura della consulente del lavoro può supportare l’azienda nella definizione di soluzioni su misura, compatibili con la normativa e capaci di favorire la retention.
Sara Guarnacci, grazie alla sua esperienza nell’adozione di soluzioni digitali e nell’organizzazione del lavoro agile, affianca le imprese nell’implementazione di modelli organizzativi più flessibili e inclusivi. L’introduzione di strumenti cloud, ad esempio, consente di monitorare le dinamiche interne in tempo reale, facilitando una gestione equa dei carichi di lavoro e delle performance.
L’inclusione non è un costo, ma un investimento. Gli studi internazionali dimostrano che le aziende con una maggiore presenza femminile nei ruoli apicali performano meglio anche sul piano economico. Inoltre, con l’introduzione della certificazione della parità di genere, le imprese possono accedere a sgravi contributivi, premialità nei bandi pubblici e punteggi migliorativi negli appalti, rendendo questo percorso anche vantaggioso dal punto di vista economico.
Al centro di tutto, però, resta la cultura aziendale. Solo un contesto che valorizza le differenze e promuove il rispetto può trasformare gli strumenti in risultati. E per cambiare la cultura, serve tempo, ascolto e competenze. Le imprese non sono sole in questo cammino: il supporto di professionisti aggiornati e multidisciplinari è il punto di partenza per costruire un’organizzazione capace di crescere non solo in numeri, ma anche in valori.
Parità di genere e inclusione, infatti, non sono semplicemente voci da spuntare in un bilancio sociale o requisiti per ottenere incentivi. Sono elementi fondanti di un nuovo modo di fare impresa, che guarda alla sostenibilità come principio guida, anche nella gestione delle persone. Le aziende che scelgono oggi di intraprendere questo percorso, investendo in politiche inclusive e in consulenze professionali come quella offerta da Sara Guarnacci, pongono le basi per uno sviluppo più solido, responsabile e duraturo.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link