REGGIO EMILIA – Un nuovo patto tra Università, istituzioni e tessuto economico per rafforzare la presenza e il ruolo dell’Università di Modena e Reggio Emilia nel capoluogo reggiano. È questa la proposta lanciata da Roberta Anceschi, presidente di Unindustria Reggio Emilia, in un intervento che chiama a raccolta tutti gli attori del territorio per definire una visione comune e strategica sul futuro della sede reggiana di UNIMORE.
“L’ingresso di Reggio Emilia nella stagione della “Economia della Conoscenza” – una stagione nella quale la disponibilità di capitale umano di adeguata qualificazione e motivazione costituisce il principale fattore competitivo di ogni sistema economico territoriale – è stata accompagnata da un intenso e rapido sviluppo della presenza universitaria in città”, sottolinea Anceschi.
“Nata con l’originale scelta, compiuta nel 1998, di configurare un Ateneo a “rete di sedi”, la presenza dell’Università di Modena e Reggio Emilia si è sviluppata con eccezionale intensità nel corso del nuovo secolo, arrivando ad accogliere in breve tempo oltre 10.000 studenti, presenti in sette Dipartimenti, tre dei quali hanno sede amministrativa a Reggio Emilia. Del successo – ben oltre le previsioni – della presenza Universitaria in città è testimonianza inequivocabile il fiorire delle iniziative che in rapida successione hanno ospitato segmenti diversi dell’Ateneo (indipendentemente dalle localizzazioni provvisorie) in quattro distinti nuclei urbani. Questi ultimi – caratterizzati da funzioni universitarie per ora prevalentemente sul fronte della didattica e recentemente in quello della residenza universitaria – hanno rappresentato significative occasioni di rigenerazione urbana, concorrendo all’avvio o al consolidamento di progetti urbani importanti. Così è stato per la sede di Palazzo Dossetti, con il recupero della ex Caserma Zucchi, così è per gli interventi già realizzati e in corso di realizzazione dell’ex Seminario di Viale Timavo, così, infine, è per gli interventi nel Parco dell’Innovazione (ex Officine Reggiane) e del San Lazzaro” continua Roberta Anceschi. Tuttavia, ricorda la presidente di Unindustria, lo sviluppo edilizio e funzionale è stato sostenuto in larga misura dal Comune e da soggetti privati, in particolare dal mondo industriale locale, più che dall’Ateneo stesso: “Merita peraltro di essere notato che un programma di sviluppo edilizio e funzionale di così ampia portata e di così accelerata realizzazione si è poggiato in larghissima misura sulla disponibilità dell’Amministrazione Municipale da un lato e in misura non certo minore sulla generosità di donatori privati (tra i quali il mondo industriale dell’intera provincia spicca per l’importanza e il rilievo del contributo), assai più di quanto abbia potuto contare su un investimento diretto dell’Ateneo, che comincia a manifestarsi solo nel più recente episodio dell’intervento per il polo del San Lazzaro, che interessa tanto le aule e i laboratori, quanto la residenza universitaria. La diversa consistenza del patrimonio immobiliare di UNIMORE nelle due sedi di Modena e Reggio Emilia esprime in modo eloquente le asimmetrie presenti nell’attuale realtà organizzativa dell’Ateneo, sicuramente frutto del loro diverso trascorso storico, ma espressione anche delle politiche più recenti”.
Per questo, spiega la presidente, è ora necessario ridefinire il patto che nel 1999 ha dato origine alla sede reggiana dell’università: “Gli oltre 10.000 studenti iscritti impongono la ridefinizione della ripartizione delle risorse, del rapporto fra triennali e specialistiche, delle scuole di specializzazione e dottorato, del riparto fra corsi in inglese e in italiano, fra didattica blended e didattica comunitaria, fra unità amministrative dipendenti dalla Direzione Generale.
La sede reggiana di UNIMORE deve impegnarsi per raggiungere nel prossimo quinquennio degli ambiziosi traguardi: 15.000 studenti, una proporzione tra lauree triennali, specialistiche e dottorati analoga a quella dei dipartimenti di Modena, una altrettanto paritetica distribuzione dei servizi amministrativi, una più equilibrata ripartizione degli investimenti e un’ancora più stretta e strutturata collaborazione con le imprese reggiane.
Mi riferisco a una più intensa cooperazione che faccia tesoro delle esperienze di partenariato università-imprese, come la co-progettazione di innovativi percorsi di studio che hanno portato all’attivazione sia dei due corsi di laurea in Digital Marketing e Analisi dei dati per l’impresa e la finanza, con il Dipartimento di Comunicazione ed Economia, sia del corso di laurea magistrale in Digital Automation Engineering, con il Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria”.
Infine, la presidente di Unindustria lancia una proposta chiara, “E’ indispensabile la definizione di Patto “a tre”, sottoscritto da Università, Comune di Reggio Emilia e stakeholder urbani, per lo sviluppo delle funzioni e degli insediamenti universitari. Un programma da condividere, programmare e realizzare insieme al nuovo Magnifico Rettore. L’obiettivo politico da perseguire è quello di fare di Reggio Emilia una compiuta città universitaria, adeguata e coerente con le esigenze di un sistema industriale di classe mondiale capace di esportare ogni anno 14 miliardi di euro nel mondo”.
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