>>>ANSA/ Abi, ‘riparte il credito, mutui più cari coi dazi’ – PMI


(di Paolo Algisi)
Dopo due anni torna a crescere
l’ammontare del credito alle famiglie e alle imprese da parte
del sistema bancario, con i finanziamenti che ad aprile sono
saliti dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2024,
interrompendo una serie di cali che proseguiva ininterrotta da
marzo 2023. Un’inversione di tendenza sostenuta dalla domanda
delle famiglie mentre resta sofferente la dinamica del credito
alle imprese, scesa a marzo dell’1,1% e in calo anche ad aprile.

   
“Ormai da diversi mesi abbiamo una dinamica positiva da parte
delle famiglie e negativa dal lato delle imprese”, la cui
domanda di finanziamenti resta “particolarmente debole” anche se
“in attenuazione”, ha spiegato il vice direttore generale
vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero. Una fiacchezza a cui
contribuiscono il contesto geopolitico e le turbolenze provocate
dai dazi. “Se gli investimenti vengono posticipati per un clima
di incertezza complessivo è difficile che ci sia una forte
crescita di domanda di finanziamenti da parte delle imprese”.

   
Le tensioni della guerra tariffaria hanno anche contribuito
al rialzo ad aprile dei tassi sui nuovi mutui, saliti al 3,29%
dal 3,14% di marzo, ai massimi da ottobre 2024, risentendo
dell’incremento del tasso Irs, balzato a marzo al 2,68% dal
2,39% di febbraio. A maggio il tasso dei mutui dovrebbe però
“scendere”, riflesso del rallentamento dell’Irs ad aprile.

   
“C’è una linea di tendenza di diminuzione dei tassi di
mercato da ottobre 2023, ma quello che notiamo è che se la
diminuzione dei tassi a breve è una costante”, come dimostra
anche la flessione nei primi quindici giorni di maggio
dell’euribor a 3 mesi (dal 2,25% di aprile al 2,14%) e dei Bot a
6 mesi (dal 2,08% all’1,96%), quella dei tassi a medio e lungo
termine, come l’Irs a 10 anni, “presenta delle oscillazioni
sostanzialmente da dicembre 2024”, ha spiegato Torriero.

   
Sul trend influisce il “clima di incertezza” e “gli annunci e
le tensioni” sui dazi che hanno impattato le “aspettative” su
inflazione ed economia e dal quale sono stati risparmiati i
prestiti alle imprese, il cui tasso medio è sceso dal 3,92% di
marzo al 3,82%. Così come è in calo la remunerazione che le
banche offrono ai clienti sui depositi vincolati, i cui tassi
sono scesi ad aprile al 2,37% dal 2,49% di marzo, sulle
obbligazioni di propria emissione a tasso fisso (dal 3,31% al
3,27%) e sui rapporti di conto corrente (dallo 0,38% allo 0,35%)
che – ricorda l’Abi – non sono un investimento ma un servizio.

   

   

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