Sviluppo sostenibile: dall’Agenda 2030 dell’ONU alle stime 2050 di ASviS


Il Prodotto Interno Lordo italiano cresce al di sotto delle aspettative (anche se, fortunatamente, le stime preliminari ISTAT riferite al primo trimestre 2025 parlano di un delta migliore di quello registrato in Francia e Germania)? 

La soluzione, in prospettiva futura, è pronta: basta premere l’acceleratore sui versanti della digitalizzazione e della transizione sostenibile. Il ‘suggerimento’, ovviamente, non è del tutto nuovo, ma alla fine della scorsa settimana ASviS (l’Associazione promotrice del Festival dello Sviluppo Sostenibile, attualmente in corso di svolgimento) ha avuto il merito di quantificarlo, ipotizzando a lungo termine le potenziali ripercussioni del suddetto orientamento strategico. 

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Il ‘Rapporto di Primavera 2025’ (realizzato in collaborazione con Oxford Economics, presentato nell’ambito del Festival stesso e caratterizzato da un sottotitolo eloquente: ‘Il falso dilemma tra competitività e sostenibilità’) si proietta addirittura sul 2050, due decenni oltre l’Agenda 2030 dell’ONU: una convinta sterzata tecnologica e sostenibile potrebbe far volare il PIL e farlo crescere del +8,4% rispetto allo ‘scenario di base’.

In un Sistema Paese che vedrà il tasso di disoccupazione in calo e il rapporto debito/Pil in progressivo miglioramento, è anche possibile individuare alcuni settori che trarranno particolari benefici dallo sviluppo sostenibile: è il caso del Manifatturiero (+9,3% di valore aggiunto entro il 2050), dei Servizi (+5,9%),  dell’Agricoltura (+7,1%), delle Costruzioni (+6,9%) e, dulcis in fundo, delle Utilities (+13,9% nel 2035 e +52,6% nel 2050, grazie alla diffusione delle rinnovabili).

“La sostenibilità è una leva strategica per rafforzare il sistema produttivo e sociale del nostro Paese”, conferma Pierluigi Stefanini, Presidente dell’ASviS, “e sarebbe 

sbagliato pensare che essa sia in contrapposizione con la capacità  competitiva. Come dimostrano le simulazioni da noi condotte insieme a Oxford Economics, è l’inazione ad avere costi crescenti: investire in sostenibilità, invece, è conveniente, perché aumenta la redditività delle imprese e contribuisce a generare benessere sociale”.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Attenzione al rovescio della medaglia, rappresentato dai rischi dell’immobilismo. 

L’Italia e l’Europa sono davanti al bivio storico tra ‘interventi timidi’ e ‘scelte sistemiche’: chiamarsene fuori significherebbe pagare un conto salatissimo, quantificato dagli ipotetici scenari di ‘transizione tardiva’ (PIL a -2,4% nel 2035) e di ‘catastrofe’ (-23,8% nel 2050!).





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