Cresce il consumo globale di energia e il Pianeta è sempre più a rischio. Servono anche piccoli passi, da parte di tutti. «L’Europa deve accelerare»
Scegliere un certo orario per far partire la lavatrice o la lavastoviglie, per evitare il sovraccarico energetico e anche per risparmiare. Produrre energia e accumularla nelle batterie per poi averla a disposizione quando servirà. Aderire a una comunità energetica, se presente nel proprio quartiere o città. Fare sensibilizzazione. Piccoli passi che, uno dopo l’altro, attuati da cittadini, da imprese, da realtà, possono accelerare la transizione energetica. Insieme alle istituzioni, che nel frattempo devono fare la propria parte. Se ne parlato alla Milano Civil Week, nell’incontro «Transizione energetica e clima. L’Europa protegge l’ambiente?», moderato da Elisabetta Soglio e con ospiti Carlo Buontempo, direttore di Copernicus, programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, Sonia Leva, professoressa di Elettrotecnica al Politecnico di Milano, e Enrico Giovannini, professore ordinario di Statistica e Sviluppo sostenibile all’Università di Roma Tor Vergata, nonché co-fondatore e direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS).
«L’utilizzo di energia elettrica nel mondo sta crescendo in modo smisurato. Solo nel 2024 l’aumento del consumo globale è stato del 4,3 per cento. Per dare un’idea, è come se si fosse aggiunto l’intero Giappone» ha spiegato Sonia Leva che, con l’esempio dell’orario in cui far andare la lavatrice, ha invitato a cominciare dalle piccole cose che si possono fare subito. «L’infrastruttura di rete invece è difficile da cambiare in poco tempo». Al Politecnico l’attenzione a questi temi è declinata in alcuni laboratori che costituiscono una piccola «citttà del futuro» dove ceffono sviluppati sistemi di gestione che, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, calcola quanta energia sarà necessario produrre e consumare per il giorno successivo, in base al clima che ci sarà.
Nella transizione energetica non si può prescindere dall’osservazione dei dati e la buona notizia è che non ne abbiamo mai avuti così tanti a disposizione. Lo ha raccontato Carlo Buontempo, direttore del programma europeo Copernicus. «Due giorni fa abbiamo pubblicato il bollettino mensile del mese di aprile che ci dice che l’aumento della temperatura del Pianeta è tale che quello che abbiamo appena vissuto è il secondo aprile più caldo della nostra storia. E E viene dopo un anno in cui l’anomalia di temperatura a livello globale ha superato il grado e mezzo. E non è solo la temperatura dell’atmosfera a crescere, ma anche quella degli oceani, che nell’ultimo anno e mezzo hanno avuto una traiettoria senza uguale nella storia degli ultimi 80 anni».
Come si affronta il cambiamento climatico? «Due i temi cardine: la riduzione e l’adattamento. Il primo è un problema che può avere solo una soluzione globale, un accordo multilaterale vincolante sulle emissioni, cosa che si fa alle Cop, le conferenze internazionali sul clima» ha sottolineato Buontempo. Altra cosa è l’adattamento e qui entrano in gioco le scelte quotidiane. «Viviamo in un clima che già oggi è diverso da quello in cui siamo cresciuti e in cui la nostra società si è evoluta. Andiamo verso un clima con sempre maggiore siccità alternate a pioggia più intensa e così via. Un clima a cui dovremo adattarci. Le azioni individuali sono importantissime. Si possono fare scelte unilaterali che salvano vite e riducono costi. Ad esempio cambiare gli orari degli esercizi commerciali, avere case meglio isolate, ridurre le isole di calore nelle città. Dobbiamo partire dal non negare il cambiamento che è già in atto e poi usare al meglio i dati di cui disponiamo. Ad esempio, siamo già in grado di prevedere la temperatura che gli oceani avranno l’anno prossimo. Una informazione utilissima».
Anche le imprese credono nella transizione ecologica: oltre il 40 per cento della aziende manifatturiere oltre i 10 addetti che hanno già scelto di andare nella direzione della transizione digitale ed ecologica. Ma c’è un rischio, il rallentamento delle istituzioni: «L’Europa nel 2019 ha lanciato la carbon neutrality entro il 2050. Negli anni successivi abbiamo visto altri Paesi fare analoghe dichiarazioni. Il tema è la velocità. Prendiamo la Cina come esempio: ha accelerato in modo straordinario e dovrebbe raggiungere l’obiettivo entro il 2045 ew non entro il 206. L’Europa invece sta tirando il freno a mano, tante forze politiche stanno provando a smontare il green deal. Non bisogna solo mantenere la rotta ma accelerare, perché conviene sul piano economico, come mostra il nostro rapporto di primavera di Asvis» ha spiegato Enrico Giovannini.
«Dobbiamo riconoscere che anche la mobilitazione dei giovani, il movimento dei Fridays for Future, ha perso smalto» ha aggiunto. «Sul cambiamento climatico possiamo fare molto individualmente e moltissimo come Italia: nel 2023 è stato adottato un piano di adattamento al cambiamento climatico. Ma da allora il governo non ha trovato un minuto per creare l’osservatorio che lo deve fare funzionare. Inoltre, le comunità energetiche, straordinaria intuizione, nel nostro Paese stanno ancora incontrando problemi enormi. Le comunità in Italia sono poche decine e servono pochi nuclei di cittadini. In Bangladesh già 5 milioni di persone perché è stata fatta una scelta di liberalizzazione di mercato che consente a chi ha una comunità energetica di vedere la bolletta andare quasi a zero».
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