Payback dispositivi medici, le imprese: sentenza è un duro colpo. Il Mef agisca subito


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07 Maggio 2025

Le imprese, contrariamente a quanto sostenuto dal Tar non conoscevano la spesa nazionale in dispositivi medici, nonostante fosse noto il tetto di spesa e non erano in grado di prevedere la quota parte di compartecipazione alla spesa pubblica


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“Il Tar del Lazio respinge i ricorsi delle imprese sul payback dei dispositivi medici per gli anni 2015-2018 con argomenti giuridicamente inconsistenti”. A evidenziarlo una nota congiunta di Aforp, Confapi salute università ricerca, Confimi Industria Sanità, Confindustria dispositivi medici, Conflavoro PMI Sanità, Coordinamento filiera, Fifo Confcommercio, sulla sentenza del Tar del Lazio sul payback dei dispositivi medici. “Le imprese, contrariamente a quanto sostenuto dal Tar non conoscevano la spesa nazionale in dispositivi medici, nonostante fosse noto il tetto di spesa e non erano in grado di prevedere la quota parte di compartecipazione alla spesa pubblica. Non è possibile sostenere che gli esiti delle gare pubbliche non siano stati alterati, considerando l’impossibilità delle imprese di conoscere ex ante i tetti di spesa regionali. Appare, inoltre, non corretto che il Tar abbia considerato il tetto di spesa come un parametro unico e nazionale, trascurando la definizione di tetti distinti a livello regionale. Il ricorso al Consiglio di Stato è dunque un atto dovuto. Si tratta di un duro colpo per le imprese e per la loro sopravvivenza. Siamo decisamente preoccupati del futuro delle nostre aziende e siamo certi che il MEF interverrà presto, avendo già avviato un tavolo di lavoro congiunto per trovare presto una soluzione politica al payback” aggiunge la nota.

“Come sottolineato dal Ministro Giorgetti ‘il payback evidentemente era un cerotto ad un’emorragia che merita altri tipi di cure’ e non un ‘fondo sociale’ e tantomeno un ‘contributo solidaristico’, come definito dalla sentenza della Corte costituzionale e dallo stesso Tar, e non può esserlo per sempre. L’impresa privata – hanno dichiarato le sette sigle di rappresentanza – non ha il dovere di sostenere il Servizio sanitario pubblico e questo non accade in nessun altro settore. Rendere il sistema sanitario economicamente sostenibile è possibile, ma non sono i tetti di spesa e il payback la strada: questa norma porterà a una riduzione dei posti di lavoro, degli investimenti e del Pil”. 
“Questa sentenza – hanno concluso le 7 sigle di rappresentanza – rappresenta un grave colpo non solo per le imprese, ma anche per il SSN che non potrà più contare sull’ accesso a dispositivi di qualità per medici e pazienti. Per garantire la sostenibilità del sistema sono necessari cambiamenti strutturali e una governance del settore che superi il payback e preveda tetti di spesa adeguati; una visione sistemica del comparto che comprenda a pieno le problematiche industriali; una programmazione sanitaria per garantire l’allocazione efficiente delle risorse; un sistema che garantisca l’accesso rapido alle innovazioni che migliorano realmente la qualità della vita dei pazienti. Urge un intervento immediato del MEF”.


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